Le pittrici Impressioniste, modelle anche di vita

Women Impressionists, National Gallery of Ireland, Dublino, 27 Giugno-6 Ottobre 2024

Per celebrare i centocinquant'anni da quella che poi è divenuta nota come la prima mostra degli Impressionisti - l’evento, organizzato dalla Société Anonyme des artistes peintres, sculpteurs et graveurs nello studio del fotografo Nadar a Parigi, aprí al pubblico il 15 Aprile 1874 -  la National Gallery of Ireland ha inaugurato a fine Giugno un'esposizione dedicata alle quattro maggiori esponenti femminili del movimento: Berthe Morisot, Mary Cassatt, Eva Gonzalès e Marie Bracquemond.
Introducendo le artiste individualmente, la rassegna, che è quindi divisa in quattro sezioni, riproduce lo stile dell’allestimento delle originali esposizioni Impressioniste dove gli artisti, presentati uno dopo l’altro, avevano l’occasione di esporre varie opere spesso realizzate in tecniche diverse.

Le opere selezionate dimostrano il talento, la tenacia e il temperamento di queste artiste le quali, sebbene ammirate e supportate dai colleghi maschili - gli stessi che poi, più o meno involontariamente, contribuirono ad oscurare la loro carriera -  dovettero sormontare numerosi ostacoli per affermarsi professionalmente.
Provenendo da famiglie benestanti (se non facoltose, come nel caso di Mary Cassatt) che riconoscevano l’importanza dell’istruzione femminile, tutt'e quattro impararono il mestiere nello studio di un pittore privato, essendo le accademie europee della seconda metà dell’Ottocento ancora precluse alle donne. Più tardi, non accontentandosi di ricevere una licenza di copista al Louvre per poter poi vendere le riproduzioni dei grandi capolavori del passato, praticarono una pittura moderna appoggiando la causa dell’Impressionismo, movimento d’avanguardia per eccellenza, ed esponendosi spesso a critiche feroci se non a gravi insulti.

Benché la produzione artisitca di queste (ed altre) artiste sia stata a lungo (relativamente) trascurata dalla storiografia ufficiale, è ormai indubbio che le invenzioni pittoriche di Morisot, Cassatt, Gonzalès e Bracquemond contribuirono significativamente alla trasformazione non solo del metodo pittorico Impressionista ma soprattutto dei soggetti trattati. Infatti, non potendo per motivi di decoro accedere a determinati luoghi pubblici (ossia bar e caffè) e godendo di un accesso limitato ad altri (per esempio parchi e teatri), le pittrici si concentrarono su interni domestici e scene familiari divenendo attente testimoni della vita moderna, se non pubblica, privata.

Édouard Manet, Ritratto di Berthe Morisot alla veletta, 1872. Musée du Petit Palais, Ginevra

La prima sezione è dedicata a Berthe Morisot (1841-1895), l’unica donna a prender parte alla prima mostra degli Impressionisti nel 1874.
Le opere selezionate ben esemplificano il progressivo allontanarsi dell’artista dalle tecniche tradizonali di pittura per abbracciare e padroneggiare quella Impressionista che, in quanto rapida, venne da subito considerata ideale per catturare i momenti fugaci della vita femminile quotidiana.
Nella prima sala, dove le opere esposte sono per lo più ritratti, è esposto Berthe Morisot alla veletta (1872) di Édouard Manet. Sebbene Morisot abbia posato per Manet ben dodici volte, solo in questo ritratto, o meglio nell’accessorio femminile che tanto assomiglia ad una barba (forse la barba dello stesso Manet?) sembra esserci un’allusione alla dedizione e determinazione con cui l’artista aveva intrapreso una carriera professionale all’epoca appannaggio quasi esclusivo degli uomini.
(In mostra le opere dei compagni Impressionisti maschi sono solo due; la seconda - La terrazza della villa Brancas (1876) di Félix Bracquemond - è esposta nell’ultima sala.)

Berthe Morisot, Signora con ventaglio. Ritratto di Marie Hubbard, 1874. Ordrupgaard, Charlottenlund, Danimarca

All’anno della prima mostra Impressionista risale Signora con ventaglio. Ritratto di Marie Hubbard (1874), un ironico commento alla scandalosa Olympia (1863) dell’amico e collega Édouard Manet, ma soprattutto un ritratto non convenzionale sia per la posa assunta dal soggetto che per la resa della luce riflessa dal vestito bianco.
Ancora non si sa se il quadro sia stato commissionato dalla famiglia Hubbard o se Morisot abbia chiesto a Madame Marie, all’epoca nella cerchia degli amici più cari, di posare per lei. Va ricordato che all’epoca trovare modelle professionali era particolarmente difficile per una pittrice e quindi, soprattutto all’inizio della carriera, Morisot dovette servirsi spesso di amiche intime e membri familiari (soprattutto della sorella Edma, anche lei pittrice) come modelle.

Morisot partecipò a sette delle otto esposizioni degli Impressionisti, mancando solo a quella del 1878 per via della nascita dell’unica figlia, Julie, avuta con l’artista Eugène Manet (fratello minore di Édouard). La bambina, divenuta presto la modella preferita di Morisot, è ritratta in diversi quadri presenti in mostra.

Berthe Morisot, Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival, 1881. Musée Marmottan, Parigi

In Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival (1881), Julie, che ha tre anni, è dipinta mentre gioca con un villaggio giocattolo appoggiato sulle ginocchia del padre. A Bougival, il villaggio lungo la Senna dove Monet, Renoir e Sisley dipinsero alcuni dei paesaggi più iconici del nuovo stile Impressionista, Morisot dipinse invece questa scena inusuale di un padre che bada alla figlia. Il quadro, esposto nel 1882 alla settima mostra, fu lodato per i colori e l’impressione.
La casa parigina fa invece da sfondo a Berthe Morisot e sua figlia di fronte ad una finestra (1887) che conserva tutta la freschezza di una prima impressione con la figlia Julie tratteggiata così velocemente che deve aver posato solo per pochi minuti.

Berthe Morisot, Berthe Morisot e sua figlia di fronte ad una finestra, 1887. Sidarta Collection

Procedendo nel percorso espositivo, si osserva la pennellata divenire più sciolta e la tavolozza più chiara nella rappresentazione degli spazi non solo domestici ma anche urbani, come ad esempio il Bois de Boulogne.
Nel parco tanto caro ai cosiddetti “padri” del movimento Impressionista, Morisot (che nel frattempo aveva assunto una tata per poter continuare a lavorare) dipinse Nel Bois de Boulogne (ca. 1870) e Giorno d’Estate (1879). Poiché le opere sono esposte nella stessa sala su pareti contigue, è facile accorgersi che per le due figure Morisot impiegò le stesse due signore, probabilmente modelle professionali.

E di una modella professionale (Isabelle Lambert) Morisot si serví anche per Giovane ragazza sull’erba (1885), esposto nel 1886 all’ottava e ultima mostra degli Impressionisti. Nel quadro in cui, scomparso l’orizzonte, la giovane donna sembra fluttuare su uno sfondo astratto emanando al contempo un senso di solitudine, l’artista sembra essere passata “from a logic of impression to one of expression” come ha scritto Sylvie Patry in uno dei saggi introduttivi al catalogo.
Riesce difficile non chiedersi in quale direzione questa ricerca artistica si sarebbe sviluppata se Morisot non fosse morta cosí relativamente giovane, all’età di 54 anni, di pneumonia.

La sezione successiva espone alcune tra le opere più rappresentative della produzione artistica di Mary Cassatt (1844-1926), l’artista americana che, trasferitasi a Parigi nel 1874, rappresenta un’altra versione (o, considerata la sua lunga carriera, svariate versioni) dell’artista impressionista.
Sebbene l’esposizione dublinese si svolga in concomitanza con la più grande mostra dedicata all’artista negli ultimi 25 anni negli Stati Uniti (Mary Cassatt at Work al Philadelphia Museum of Art) il museo irlandese è riuscito ad assicurarsi alcune delle sue invenzioni pittoriche più interessanti.

Abbandonando presto il tema della donna a teatro, Cassatt si concentrò sul tema della donna a casa, che si rilassa leggendo o bevendo il tè - l’afternoon tea stava infatti diventando proprio in quegli anni un importante rituale sociale per le donne di classe medio-alta - come in Ritratto della sorella dell’artista, Lydia (ca. 1879-80), uno studio preparatorio per La tazza di tè (1879) esposta nel 1881 alla sesta mostra Impressionista e oggi nelle collezioni del Met di New York; detto questo, è interessante notare che l’opera, anche se solo con le iniziali, è firmata quindi l’artista deve averla ritenuta, in una certa misura, ‘finita’.

Mary Cassatt, Ritratto della sorella dell’artista, Lydia, ca. 1879-80. Nationalmuseum, Stoccolma, Svezia

Cassatt, che partecipò a quattro delle otto esposizioni degli Impressionisti, decise di dedicare la propria vita unicamente alla carriera arrivando a creare pur non avendo figli (del resto, nemmeno si sposò mai) un nuovo genere di rappresentazione del legame tra madre e figlio.
Tre sono le opere in mostra (Susan che conforta il bambino, ca.1881; Bambino In Abito Blu Che Guarda Sopra Le Spalle Di Sua Madre, ca. 1889; Jenny e il suo bambino assonnato, ca. 1891-92) che, prodotte a partire dagli inizi degli anni Ottanta, esaltano la fisicità del rapporto tra madre e figlio mostrando le figure vicine se non abbracciate. Puntando sulla universalità e immutabilità del tema della madre con il figlio, Cassatt reinventò, per adattarla ad un pubblico moderno, la rappresentazione della Vergine con il Bambino.

Mary Cassatt, Donna alla toilette, 1891. The New York Public Library.

Universali sono anche i temi espressi nel lavoro grafico realizzato a partire dall’inizio degli anni Novanta quando, dopo aver visitato una mostra di stampe giapponesi alla École des Beaux-Arts nel 1890, Cassatt rimase cosí affascinata dalle vivaci scene di vita quotidiana con figure femminili dell’artista Utamaro che decise di sperimentare e dare colore ai soggetti già incisi a punta secca durante il decennio precedente.

Nelle quattro acqueforti, provenienti dalla collezione della New York Public Library, vediamo l’artista fondere con talento ed energia Oriente ed Occidente - l’influsso dell’arte giapponese evidente soprattutto nelle linee ininterrotte (Bagno del Bambino, 1891) o tratteggiate in modo netto e sottile (Donna alla toilette, 1891), nei colori e motivi dei tessuti (La Lettera, 1891).

Al tema delle persone in barca (Estate, 1894 e Il Bagno, 1910), anche questo frequente nell’arte giapponese, Cassatt si dedicò soprattutto dopo l’acquisto di una villa che, appena fuori Parigi, comprendeva un laghetto nel terreno circostante. Nella monumentale tela Il Bagno, le due donne hanno il fascino e l’eleganza (non il naso) di due divinità antiche ma in abiti moderni - indossano ampi vestiti e mantelli della casa di moda dello stilista Jeanne Paquin che all’epoca era famosa soprattutto per i suoi modelli innovativi.

Mary Cassatt, Il Bagno, 1910. Petit Palais, Museo di Belle Arti della Citta di Parigi

La mostra si conclude con l’esposizione delle opere di Eva Gonzalès e Marie Bracquemond. Il fatto che quest’ultime occupino solo l’ultima sala mentre quelle di Berthe Morisot e Mary Cassatt più della metà della rassegna, riflette bene i diversi destini a cui le quattro artiste andarono incontro. Il talento e la perizia tecnica di queste due altrettanto ragguardevoli artiste compensano però ampiamente il numero limitato delle opere esposte.

I dieci dipinti in mostra di Eva Gonzalès (1849-1883) testimoniano del talento di un’artista rimasta troppo a lungo nell’ombra.
Pur essendo il suo nome associato spesso a quello di Édouard Manet, di cui fu modella e (unica) allieva a partire dal 1869, Gonzalès non partecipò mai alle mostre degli Impressionisti preferendo a quest’ultime le esposizioni d’arte ufficiali.

In mostra è possibile ammirare l’opera con cui l’artista debuttò al Salon parigino del 1870 - Il Trombettiere (1870), un evidente tributo a Il Pifferaio (1866) di Manet. Sebbene fosse trascorso ormai un anno da quando l’artista era diventata apprendista del maestro del gruppo Impressionista, Gonzalès venne nel catalogo introdotta come allieva del suo primo insegnante, il pittore accademico Charles Chaplin.
Gonzalès aiuta pertanto a sfatare il mito a lungo creduto (e insegnato) che gli artisti del movimento Impressionista si ribellarono compattamente alle mostre ufficiali - la questione è più sfumata di come si è soliti presentarla.

Eva Gonzalès, Bambini sulle dune a Grandchamp, ca. 1877-78. National Gallery of Ireland, Dublino

Sebbene sia innegabile che la fama di Gonzalès sia stata troppo a lungo oscurata da quella del maestro - recenti mostre come ‘Eva Gonzalès is what Dublin needs’ alla Hugh Lane Gallery di Dublino e ‘Discover Manet & Eva Gonzalès’ alla National Gallery di Londra hanno cercato di rimediare proprio a questo - alla caduta nell’oblio di una tale formidabile artista ha concorso anche una sfortunata mostra e asta che fu organizzata dal marito e dal padre ad un anno dalla scomparsa della pittrice - Gonzalès morì di parto all’età di 36 anni.
Il ritorno di un centinaio di opere alla famiglia ha comportato un tardo riconoscimento da parte del mercato artistico, avvenuto a partire solo dagli anni Ottanta del secolo scorso, e del grande pubblico.

Fra le poche opere entrate nelle collezioni pubbliche, Bambini sulle dune a Grandchamp (ca. 1877-78) nella collezione della National Gallery of Ireland, mostra una coppia di bambini (di cui non si conosce il nome ma si sa che fossero del luogo) con accanto a terra una cesta di pesce, mentre la costa della Normandia domina la composizione. Nel quadro sembrano quindi fondersi tutti e tre i generi tradizionali - ritratti, nature morte e paesaggi - a cui l’artista si dedicò nel corso della sua breve carriera.

Eva Gonzalès, La Partenza, 1873-74. Leeds Castle Charitable Foundation

A partire dalla metà degli anni Settanta, Gonzalès cominciò a sperimentare con varie tecniche ottenendo i suoi maggiori risultati con quella del disegno a pastello, impiegato non per realizzare studi preparatori ma opere finite. Opera compiuta e autonoma è La Partenza (1873-74) in cui la figura di una donna, elegantemente vestita per un viaggio, si staglia su uno sfondo neutro. Solo una valigia sul pavimento in basso a destra e un mantello appoggiato su un sedile completano la scena.

Ma la vera sorpresa arriva dalle opere di Marie Bracquemond (1840-1916) le quali, seppur non numerose, rivelano una pittrice di grande competenza tecnica.
Allieva di Jean-Auguste-Dominique Ingres, Bracquemond espose al Salon parigino quando ancora diciassettenne. Dopo essere entrata in contatto con i pittori Impressionisti grazie al marito - l’incisore Félix Bracquemond che, amico di Édouard Manet, aveva partecipato alla prima esposizione del 1874 - espose a tre delle mostre degli “Indépendants”.

Marie Bracquemond, La Signora in Bianco, non oltre il 1880. Musée d’Orsay, Parigi

Ne La Signora in Bianco, realizzato non più tardi del 1880, Bracquemond ritrae en plain-air (seppur non in un parco ma nel giardino di casa: Villa Brancas, nel sobborgo parigino di Sèvres) la sorella, e modella preferita, Louise. Nel dipinto, alla precisione del disegno e fluidità delle linee si associa l’enfasi sulla pennellata nella resa dei mutamenti della luce nelle tante pieghe del vestito bianco.

Il colore bianco occupa un posto privilegiato anche nell’incantevole Afternoon Tea (ca. 1880) in cui Louise è mostrata nell'atto di leggere mentre prende il tè all'aperto sulla terrazza alberata di casa.
Il pubblico contemporaneo francese avrebbe facilmente riconosciuto il libro come un romanzo moderno perchè dalla copertina gialla, un po’ come è accaduto con i libri gialli o polizieschi in Italia a partire dagli anni Trenta del Novecento.

Marie Bracquemond, Afternoon Tea, ca. 1880. Petit Palais, Museo di Belle Arti della Citta di Parigi

Benché Louise sia seduta all’ombra, alcuni raggi di sole, filtrando tra la vegetazione (straordinaria è la precisione delle pennellate fitte e diagonali), creano una fantasmagoria di punti luminosi sul vestito bianco.
Sebbene sia già possibile ravvisare una più ricca gamma cromatica, la tavolozza di Bracquemond si arricchí soprattutto dopo il 1886, anno al quale risale l’incontro con Gauguin. Ancora una volta a fare le presentazioni fu il marito Félix, che aveva stretto amicizia con l’artista all’epoca ancora in erba e squattrinato.
Purtroppo, a partire dagli inizi degli anni Novanta, Bracquemond cominciò a condurre una vita da reclusa, dipingendo ed esponendo sempre meno a causa della mancanza di fiducia in sé stessa. Sembra che questa scarsa autostima sia stata causata dalla mancanza di sostegno da parte di Félix, il quale riteneva che lo stile pittorico Impressionista della moglie si fosse spinto troppo oltre.
Verrebbe da chiedersi cosa Félix non riuscisse davvero ad accettare, se la perdita della forma o il venir meno alle forme.

Antonella Guarracino

Art History buff. Still shooting film. Getting mail in Wicklow, Ireland.

https://antonellaguarracino.com/
Next
Next

Artemisia, Corisca, and the gender conflict