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Una selezione delle cose lette, ascoltate, e viste. 2024 | Gennaio. Prima metà.
The Lost Leonardo, il documentario che ho guardato solo all’inizio di quest’anno sebbene fosse stato distribuito nelle sale nel 2021 (in quelle italiane l’anno successivo) ha dimostrato di avere ancora un certo sapore di attualità. Anche se il Salvator Mundi, quadro al centro di una querelle attributiva sin dalla sua scoperta nel 2008, è ancora lost (nel senso di non disponibile alla visione del pubblico) alcuni dei protagonisti dell’incredibile vicenda narrata nel film fanno ancora notizia.
Cercando di scoprire se qualcuno delle persone intervistate avesse nel frattempo cambiato opinione sull’opera d’arte che, venduta nel 2017 da Christie’s per 450 milioni di dollari, rimane la piu costosa al mondo, mi sono imbattuta su questa frase scritta dal brillante storico d’arte inglese Kenneth Clark:
“The politics of Leonardo scholarship are like any other politics, except that so far no blood is shed.”
“Le politiche accademiche su Leonardo sono come qualsiasi altra politica, salvo il fatto che finora non è stato versato sangue”.
Ma di sangue sembra aver sete l’oligarca russo Dmitry Rybolovlev che, non contento di aver mandato sul lastrico (relativamente parlando) Yves Bouvier, l’uomo d’affari svizzero da cui nel 2013 aveva acquistato il già tanto contestato Salvator Mundi, ha recentemente intentato causa anche alla casa d’aste Sotheby’s accusandola di aver “aided and abetted” (aiutato e incoraggiato) Bouvier nel commettere frode.
Intanto che il tribunale distrettuale di New York indaga per decidere se Rybolovlev sia stato davvero truffato su una quarantina di transazioni di opere d’arte oppure solo ferito nell’orgoglio, ritorniamo a parlare di The Lost Leonardo già solo per immaginare la faccia che il bilionario russo avrà fatto quando ha scoperto di essere stato gabbato dal signor Bouvier il quale gli ha venduto il Salvator Mundi per 127.5 milioni solo poche ore dopo averlo acquistato da Sotheby’s per 83!
Dato che Yves Bouvier è conosciuto come il re dei freeports (magazzini-il termine non potrebbe essere più riduttivo-di opere d’arte nel perimetro di un aeroporto) il documentario permette anche di dare un’occhiatina all’interno di uno dei suddetti non luoghi e soddisfare una mia certa curiosità nata dopo la visione di Tenet di Christopher Nolan, nel caso specifico la scena del furto del falso dipinto di Goya custodito nel freeport dell’aeroporto di Oslo.
Tra gli scettici diverte (e non delude le aspettative di chi lo segue online) la performance del critico americano Jerry Saltz (qui un assaggio di cosa aspettarsi) mentre tra i sostenitori di una attribuzione dell’opera a Leonardo la piu determinata è, ovviamente, la restauratrice Dianne Modestini.
Credo che grazie a questa vicenda la sempre pacata Dianne sia divenuta più nota (ameno al grande pubblico) del marito Mario Modestini, noto e importante restauratore di capolavori rinascimentali e barocchi.
Prima di vedere il documentario, della “Sig.ra Modestini” avevo soltanto sentito parlare a proposito di uno degli episodi più noti riguardanti Mario. Di ritorno negli Stati Uniti su un volo Zurigo-New York, il noto restauratore prenotò un posto anche per la sua signora che si rivelò però essere il Ritratto di Ginevra Benci di Leonardo. Sembra che al quadro che lui stesso aveva riscoperto e autenticato, Mario Modestini si fosse anche ammanettato.
Il documentario si conclude con il mistero (c’è? non c’è? arriverà?) del Salvator Mundi non esposto (ebbene sí, qualcuno di voi ricorderà che non è mai arrivato) al Louvre per la mostra dedicata nel 2020 a Leonardo.
Infine, ho trovato utile che le numerose persone intervistate siano state nei titoli di coda suddivise e ringraziate in base alle “storie”, “opinioni” ed “indagini giornalistiche” che hanno condiviso. Io avrei inserito alcune delle “storie” nel gruppo “opinioni” ma let’s move on.
Non ai titoli di coda ma al finale di Good Grief, il film scritto, diretto ed interpretato da Dan Levy ho pensato ascoltando un episodio (non recente ma ri-trasmesso alla fine dello scorso anno) di The Art Angle podcast. L’episodio, in cui Ben Davis conversa con Kate Brown, il critico d’arte che ha dato ad una recente corrente pittorica figurativa il nome di “Hypersentimentalism”, si può brillantemente riassumere con il sottotitolo del saggio che lo ha preceduto “Or: Why is everyone painting their cool friends all of a sudden?”
Per chi non ha visto il film che [spoiler alert] si conclude con l’inaugurazione di una mostra di ritratti realizzati dal protagonista che è tornato a dipingere, alcuni dei quadri sono visibili in questo articolo di Time. Il nome dell’'artista? Kris Knight.
E principalmente ritratti di amici (alcuni cool o, come avrebbero detto nel nel diciannovesimo secolo, à la page) sono quelli esposti in Sarah Purser: Private Worlds alla National Gallery of Ireland, la prima mostra che ho visitato nel 2024.