“Rosso di sera, …” Ma anche no!

Take a Breath, la mostra aperta fino a Marzo 2025 all’IMMA (Irish Museum of Modern Art) di Dublino, affronta un argomento così vasto e, pertanto, riunisce una tale varietà di opere che di respiri il visitatore ne dovrà prendere diversi e possibilmente profondi.

Non avendo l’immodestia di recensire una mostra il cui tema - “why, how and what we breathe” “perché, come e cosa respiriamo” - resta per me troppo complesso e sfaccettato, o l’impudenza di tradurre e risciacquare il comunicato stampa, mi limiterò a scrivere di tre opere che, esposte nella stessa sala, offrono diversi spunti di riflessione, e non tutti legati al respiro.

Take a Breath - Irish Museum of Modern Art, Dublino

The Lake, Petworth, Sunrise (c.1827-28) di Joseph Mallord William Turner, Velocità astratta - L’auto è passata (1913) di Giacomo Balla, e sun[set] provisioning (2019) di Yuri Pattison sono esposte in De-nature, la penultima sezione che si propone di esaminare, tra le altre cose, il degrado ambientale.

Essendomi già imbattuta, all’inizio dell’anno, nell’opera di Yuri Pattison in dialogo con quella di JMW Turner in una delle ultime sale della galleria dedicata all’importante paesaggista inglese nella Tate Britain, a prima vista il dipinto di Giacomo Balla mi è sembrato fuori posto.

Il fatto che all’opera non si accenna nè nella guida che si può scaricare dal sito web (non è stato pubblicato un catalogo) nè nel pannello introduttivo alla sezione, accentua il sospetto di un prestito dell’ultimo minuto. E se fosse una delle trecento opere a cui la GNAM di Roma ha dovuto rinunciare per la tanto attesa mostra sul Futurismo alla GNAM di Roma?

In ogni caso, ritorniamo alle opere in oggetto e procediamo con ordine - cronologico.

Joseph Mallord William Turner (1775–1851), The Lake, Petworth, Sunrise, c.1827–8. © Tate

The Lake, Petworth, Sunrise fa parte di un gruppo di cinque paesaggi che JMW Turner dipinse per la residenza di Lord Egremont nel sud dell’Inghilterra ma che lasciarono lo studio londinese dell’artista solo quando furono donate alla National Gallery.

Il motivo per cui le tele non furono accettate non sono chiari. Benchè alcuni storici sostengono che fossero troppo grandi per lo spazio che avrebbero dovuto occupare, è molto più probabile che il vero motivo fosse lo stile pittorico in cui furono eseguite - troppo abbozzato per i gusti del collezionista e mecenate che di Turner aveva apprezzato soprattutto lo stile giovanile.

Come spesso accade in Turner, il protagonista principale del dipinto è il cielo che occupa un po’ più della metà della tela. Ed infatti, l’opera è presente in mostra in quanto, stando a varie ricerche condotte da scienziati di diverse discipline a partire dallo scorso decennio, Turner ed altri artisti Europei inavvertitamente registrarono nei loro paesaggi cambiamenti climatici e ambientali riconducibili a fenomeni naturali come eruzioni vulcaniche.

Nel 1815, l’eruzione del Tambora in Indonesia liberò nell’aria una tale quantità di polveri vulcaniche che i cambiamenti nel cielo si poterono osservare in tutto il mondo durante i successivi tre anni. Lo stesso dicasi per l’eruzione del Babuyan Claro nelle Filippine nel 1831 e Cosiguina in Nicaragua nel 1835.
I conseguenti fenomeni ottici, come la luce diffusa e i bagliori al tramonto, furono catturati sulle tele i cui cieli si colorarono di un giallo velato ma soprattutto di un vibrante vermiglio.

Sembra che stando alle suddette ricerche, The Lake, Petworth, Sunrise (c.1827–8) non sarebbe il miglior esempio di quanto appena riportato e non solo per la posizione del sole - un’alba invece di un tramonto. Il compagno, The Lake, Petworth, Sunset (c.1827–8) è per di più usato come esempio di un “non-volcanic sunset” da Christos Zerefos, specialista in scienze atmosferiche dell’Università di Atene, nell’articolo pubblicato nel 2007 sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics. A quanto pare, il rapporto cromatico tra i colori rosso e verde non raggiungerebbe un punteggio sufficiente.

Joseph Mallord William Turner (1775–1851), The Lake, Petworth, Sunset, c.1827–8. © Tate

Joseph Mallord William Turner (1775–1851), Sunset, ?c.1830–5. © Tate

Un’opera che avrebbe messo tutti d’accordo è Sunset (c.1830–5) che, sempre appartenente alla Tate Collection, si trovava però esposta fino alla fine del mese passato a Sandycombe Lodge, la casa-museo di Turner a Twickenham, per la mostra A World of Care: Turner and the Environment.

Giacomo Balla (1871–1958), Velocità astratta - L’auto è passata, 1913. © Tate

Velocità astratta - L’auto è passata di Giacomo Balla faceva in origine parte di un trittico insieme a Linee di Forza + Paesaggio (1912, nella collezione Peggy Guggenheim Foundation di Venezia) e Linee di Forza + Rumore (1913, collezione privata). 
ll paesaggio non è idilliaco (come scrisse Robert Hughes: "There was no such thing as pastoral Futurism") ma, perfettamente in linea con i tempi, aggressivo nella sua invenzione e composizione.

Lo stile pittorico dell'artista, membro del movimento Futurista sin dal 1910 e firmatario dei suoi due manifesti, è rivoluzionario nella creazione di ritmi astratti per celebrare la velocità. D’altronde, rivoluzionaria era stata anche la sua analisi della luce nella fase pre-Futurista.

La velocità dell’automobile si traduce in linee di forza instabili e sempre più astratte. La giustapposizione di colori complementari produce lo stesso effetto. La tavolozza ridotta del bianco della strada, il blu del cielo e il verde del paesaggio, fa risaltare il rosa pallido della traccia del gas di scarico dell’auto ormai passata.

Considerato l’argomento della mostra, l’opera di Balla dovrebbe costituire una riflessione su quanto i gas di scarico contribuiscano ad aumentare l’inquinamento atmosferico. Se non che, il mio pensiero ritorna a Turner che in Rain, Steam, and Speed - The Great Western Railway (1844, National Gallery) per suggerire la velocità con cui il treno viaggiava, si servì dello scorcio del viadotto. Mentre nell’opera del pittore inglese il nostro sguardo segue il treno fino all'orizzonte, con Balla l’occhio resta fisso e l’automobile si muove.

Yuri Pattison (n. 1986) , sun[set] provisioning, 2019. Tate. © Yuri Pattison.

Replicando il modo in cui le condizioni atmosferiche si evolvono in tempo reale nei videogiochi, i colori e i motivi dell’acqua e del cielo in sun[set] provisioning di Yuri Pattison cambiano continuamente.

L’opera include uno schermo su cui un disco solare emana una luce diffusa che si propaga nel cielo e sul mare, anche se a me a tratti ricorda più lo strato di nuvole che a volte capita di osservare dall’aereo. Ma quello che a prima vista potrebbe sembrare un tranquillo tramonto sull’acqua si svela essere qualcosa di più inquietante: infatti, a quei tramonto sublime il carattere di spettacolarità è dato dalle sostanze inquinanti presenti nella stanza con i colori e i motivi dell’acqua che cambiano in risposta alle misurazioni della qualità dell’aria catturate e tradotte in una immagine virtuale da un programma.

In ambito informatico, il termine provisioning (presente nel titolo dell’opera) si riferisce a un processo di creazione di una infrastruttura IT. Nell’opera in questione, il sistema realizzato da Pattison include dei sensori che rilevano la qualità dell’aria nella stanza, un sistema di monitoraggio (uRadMonitor, frutto dell’ingegno del rumeno Radu Motisan) e il programma OpenGL (abbreviazione di Open Graphics Library, generalmente utilizzato per la creazione della grafica nei videogiochi).

Lo schermo è solo una parte della scultura che, nella sua interezza, misura due metri per due. Come spesso accade nelle opere di questo artista digitale (ma non solo) significativa è anche la fisicità dei componenti che circondano la parte informatica. Nell’opera esposta a Dublino fanno da cornice e supporto allo schermo i materiali Dexion che, sviluppati in Gran Bretagna alla metà del secolo scorso, vengono oggigiorno usati in tutto il mondo per la costruzione modulare di scaffalature industriali ma anche per facilitare interventi di ricostruzione nelle zone colpite da catastrofi naturali.

Infine, un’osservazione sui valori cromatici assegnati alle informazioni catturate dai sensori.
I colori con cui i dati vengono visualizzati corrispondono a quelli usati dalla maggior parte delle applicazioni che, misurando la qualità dell’aria, assegnano rispettivamente (e semplicisticamente) il verde, l’arancione e il rosso ad un livello buono, accettabile e scarso. Quindi, ricapitolando, più alti sono i livelli di inquinamento più grandiosi i tramonti.

Antonella Guarracino

Art History buff. Still shooting film. Getting mail in Wicklow, Ireland.

https://antonellaguarracino.com/
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